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Salute mentale: come stanno davvero gli italiani?

Psichiatria Redazione DottNet | 10/10/2025 17:45

Una nuova indagine di Altroconsumo rivela come sta davvero la popolazione italiana, tra disagio psicologico, difficoltà di accesso alle cure e segnali di cambiamento

Dai tavoli dell’Oms ai piani d’azione nazionali, la salute mentale è riconosciuta come una delle sfide globali più urgenti del nostro tempo, nonché una priorità trasversale nelle politiche pubbliche di tutti i Paesi, Italia compresa. Il disagio psicologico, infatti, si sta diffondendo come un’epidemia silenziosa, alimentata da solitudine, precarietà economica, instabilità geopolitica, crisi climatica e un diffuso senso di incertezza verso il futuro.

È un’onda lunga, innescata dalla pandemia, che non si è mai arrestata. Al contrario, continua ad avanzare, travolgendo individui, famiglie e sistemi sanitari in ogni angolo del mondo. Se non sarà contenuta al più presto, attraverso strumenti adeguati e risorse sufficienti, rischia di trasformarsi in uno tsunami globale, con ricadute drammatiche non solo sul piano umano e sociale, ma anche su quello economico. Non si tratta di allarmismo, ma di una realtà confermata dai numeri. 

Una nuova fotografia della salute mentale in Italia

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Secondo gli ultimi due report pubblicati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità a settembre 2025 - World mental health today e Mental Health Atlas 2024 -  i disturbi mentali rappresentano oggi la seconda causa di disabilità a lungo termine a livello mondiale, ma anche una delle principali voci di perdita di anni di vita in buona salute. I costi sia diretti sia indiretti – tra cure, produttività persa e sostegno sociale - sono elevatissimi. Basti pensare che depressione e ansia, da sole, costano all'economia globale circa 1 trilione di dollari all'anno. E in Italia?  Le ultime edizioni del Mind Health Report, condotte annualmente da Axa e Ipsos, stimano che nel 2023 il 28% di italiani soffriva di un disturbo mentale. Nel 2024 la percentuale è scesa al 27%, segnale comunque di un leggero miglioramento nella percezione del benessere mentale. Che cos'è cambiato a distanza di un anno? Il disagio psicologico ha continuato la sua parabola discendente o sta tornando a crescere? Quando si manifesta, viene riconosciuto oppure ignorato? E in che modo, infine, viene affrontato? Per rispondere a queste domande e aggiornare il quadro nazionale sulla salute mentale, Altroconsumo ha condotto nel luglio 2025 una nuova indagine, coinvolgendo un campione rappresentativo di 1.001 persone tra i 18 e i 79 anni, bilanciato per genere, livello di istruzione e area geografica. I risultati restituiscono una fotografia attuale della salute mentale nel nostro Paese, utile anche per individuare gli ostacoli – sociali, economici e culturali – che ancora limitano l’accesso alle cure. 

Il disagio psicologico è sempre più diffuso

I numeri parlano chiaro: il malessere psicologico non mostra segni di rallentamento. Anzi sembra essere cresciuto in modo preoccupante nel nostro Paese. Dall’indagine di Altroconsumo emerge che quasi 4 italiani su 10 - ovvero il 38% del campione - dichiarano di aver vissuto un disagio mentale o emotivo negli ultimi tre anni. Una percentuale significativa, che racconta un fenomeno tutt’altro che marginale. Osservando più da vicino i dati, si scopre che le più colpite dal disagio psicoemotivo sono le donne sotto i 44 anni: una fascia della popolazione già sottoposta a forti pressioni familiari e lavorative, che sembra pagare un prezzo particolarmente alto in termini di benessere mentale.

Ma non è solo la diffusione del malessere a colpire: anche la tipologia dei disturbi più comuni dice molto sullo stato psicologico collettivo e sul clima emotivo in cui viviamo. A dominare è l’ansia, indicata dal 30% del campione. Seguono i problemi legati al sonno (insonnia, risvegli notturni ecc.), che interessano il 20% degli intervistati, e la depressione, segnalata dal 17% degli italiani coinvolti nell'indagine. Completano il quadro stress cronico e burnout, instabilità emotiva e attacchi di panico. Visti nel loro insieme, questi segnali compongono un mosaico di sofferenza diffusa, spesso silenziosa oppure vissuta come una condizione "normale", che si subisce nella solitudine. Un disagio che rischia di cronicizzarsi o di peggiorare, sfociando in qualcosa di più serio se non viene riconosciuto e affrontato nel modo giusto.

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