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In Italia i farmaci biosimilari superano i biologici originali

Farmaci Redazione DottNet | 07/07/2025 16:21

Dieci molecole assorbono 70% consumi. Ampie differenze tra regioni

Nel panorama europeo il settore italiano dei farmaci biosimilari - meno costosi ma 'simili' per qualità, efficacia e sicurezza ai farmaci biologici di riferimento - è caratterizzato da vitalità: nel 2024, infatti, per la prima volta, le 20 molecole biosimilari in commercio hanno assorbito il 51,2% dei consumi nazionali, anche se si è registrata una leggera flessione dei consumi (- 0,2% rispetto ai dodici mesi precedenti). E se sono ben 10 le molecole che hanno sorpassato nelle vendite il biologico originatore, avendo superando oltre il 70% del consumo per molecola (primo in classifica Bevacizumab, i cui biosimilari in commercio hanno assorbito il 99,13% del mercato della molecola a volumi), è anche vero che i consumi restano a macchia di leopardo, con notevoli differenze regionali. Sono i dati emersi al convegno annuale dell'Italian biosimilar group (Ibg) di Egualia tenutosi a Roma.

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Prime nel consumo sono le Marche con una quota del 69,9%, la Liguria con quasi il 67%, la Valle d'Aosta e il Piemonte con una quota di biosimilari pari al 65,3% rispetto al mercato delle molecole di riferimento. Seguono Umbria (63%), Sicilia (61%) e Toscana (60%), mentre in fondo alla classifica, con percentuali nettamente più basse, ci sono Calabria (39,7%), Lombardia (35,8%) e Sardegna (34,2%). "Nonostante il crescente ricorso ai biosimilari nel corso dell'ultima decade si osserva ancora in parte un sottoutilizzo di tali farmaci specialmente in alcune aree terapeutiche e in alcune Regioni", ha osservato Gianluca Trifirò, ordinario di farmacologia all'università di Verona, intervenuto al convegno. "Da attenzionare anche i molteplici switch (i passaggi da un farmaco all'altro) tra originator e biosimilari e tra differenti biosimilari della stessa molecola tra cui spicca quel 10% dei pazienti che switchano da originator a biosimilare per poi tornare all'originator, fenomeno dettato probabilmente da una non piena consapevolezza sui prodotti da parte dei pazienti", ha aggiunto Trifirò, annunciando che dubbi e criticità saranno disaminati con nuovi studi.

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