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Enpam, medici di famiglia: così saranno le case di comunità Spoke. Oliveti, il rilancio della professione passa dall’aggregazione

Previdenza Redazione DottNet | 31/05/2024 15:37

Il fondo immobiliare che realizzerà le case "spoke" le affiderà ai medici interessati in affitto o in leasing

L’Enpam ha presentato gli sviluppi del progetto Case di comunità spoke alla Società italiana di medicina generale (Simg) nel corso di un incontro avvenuto  al Ministero della salute. "Ferma restando la natura individuale della relazione fiduciaria col paziente, l’aggregazione tra medici porta a un maggiore appagamento professionale per i camici bianchi e a un’assistenza qualitativamente elevata per i cittadini", ha detto il presidente dell’ente di previdenza dei medici e degli odontoiatri, Alberto Oliveti, spiegando i dettagli dell’iniziativa.

Nelle settimane scorse  era stato firmato un protocollo di intesa tra Legacoop (che tramite Sanicoop associa oltre il 50% delle circa 150 cooperative mediche operanti nel territorio nazionale) e FIMMG (Federazione italiana Medici di Medicina Generale). (clicca qui per scaricare il testo completo dell'accordo), proprio  con l'obiettivo di sviluppare l’offerta sanitaria dei Medici di medicina generale con il supporto gestionale e organizzativo delle cooperative mediche di servizio.

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Concretamente - riporta una nota -, l’Enpam ha affidato a un fondo immobiliare il compito di realizzare in tutto il territorio nazionale degli studi professionali idonei per il lavoro in team, dotati di un’interconnessione efficiente (per la telemedicina, il fascicolo sanitario elettronico e le applicazioni dell’intelligenza artificiale) e di tecnologie specifiche per l’assistenza primaria. Le Case di comunità "spoke", autogestite dai medici di famiglia e dai pediatri convenzionati con il Ssn, mirano a posizionarsi come vero ed effettivo collegamento di prossimità tra la casa del cittadino, intesa come il primo luogo di cura, e le Case di Comunità finanziate con i fondi del Pnrr. Il fondo immobiliare che realizzerà le case "spoke" le affiderà ai medici interessati in affitto o in leasing.

Rispetto alle Case di comunità centralizzate “hub” previste dal Pnrr - si legge sul sito dell'Ente -, le Case di comunità “spoke” si caratterizzeranno per una maggiore capillarità e un’effettiva vicinanza sul territorio. Inoltre non saranno di proprietà pubblica ma frutto dell’iniziativa dei liberi professionisti convenzionati con il Ssn. Concretamente i team dei medici interessati potranno individuare l’immobile da destinare a Casa di comunità spoke; i locali verranno quindi acquistati, ristrutturati e attrezzati da un fondo immobiliare e quindi dato in affitto o in leasing agli stessi medici che ci lavoreranno.

I medici si potranno organizzare nel modo che preferiscono, ad esempio formando una cooperativa o una società tra professionisti con altra forma giuridica. Non necessariamente bisognerà partire da zero: si potranno utilizzare anche coop o società esistenti e/o convertire studi professionali già funzionanti. Nel caso di leasing – che si differenzia dall’affitto perché alla fine permette ai medici di diventare proprietari – è prevista la possibilità di farsi aiutare dal Fondo di garanzia per i liberi professionisti promosso dallo Stato e co-finanziato da Enpam. Dal punto di vista professionale l’obiettivo è quello di contribuire a passare da un modello con al centro l’ospedale a un’integrazione progressiva territorio-ospedale, partendo dalla casa come primo luogo di cura. Gli studi professionali organizzati in Case di comunità “spoke” saranno naturalmente connessi con le Case di comunità “hub”.

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