Studio pubblicato su Su Nature Medicine, remissione completa nel 40% casi
Remissioni complete nel 40% dei casi, risposta globale del 77% nei pazienti a basso carico e sopravvivenza a 5 anni vicina al 90% se somministrate precocemente: le cellule CAR-T GD2, sviluppate e sperimentate all'Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, si dimostrano sicure ed efficaci nel trattamento del neuroblastoma refrattario o recidivante. La conferma definitiva arriva dalla rivista scientifica Nature Medicine, che ha pubblicato i risultati dello studio clinico di fase I/II, avviato nel 2018 e ora giunto alla sua analisi finale.
Lo studio ha coinvolto 54 bambini, che sono stati sottoposti all'infusione di cellule CAR-T GD2 prodotte a partire dai propri linfociti e modificate in laboratorio per riconoscere e distruggere le cellule tumorali. Nel complesso, due pazienti su tre hanno risposto positivamente alla terapia e il 40% ha raggiunto una remissione completa a sei mesi dall'infusione.
Un ulteriore dato di rilievo riguarda i 13 pazienti i cui linfociti T erano stati raccolti già al momento della diagnosi, prima dell'esposizione alla chemioterapia. In questa coorte la sopravvivenza globale a 5 anni ha raggiunto il 100% e la sopravvivenza libera da eventi il 66,5%, contro rispettivamente il 33,2% e il 22,6% dei bambini trattati con cellule prelevate più tardi, al momento della recidiva. "I dati pubblicati oggi ci dicono che questa è la strada giusta e che siamo sempre più vicini a rendere questa terapia parte integrante delle cure standard", commenta Franco Locatelli, responsabile del Centro studi clinici oncoematologici e terapie cellulari del bambino Gesù.
Società di Neuroscienza Ospedaliera, "il paziente al centro con gruppi dedicati"
Trovato gruppo di proteine che potrebbe essere un biomarcatore
Lo studio, pubblicato su Nature, dimostra per la prima volta che il litio è presente naturalmente nel cervello, lo protegge dalla neurodegenerazione e mantiene la normale funzione di tutti i principali tipi di cellule cerebrali
Fazzi: "La prima valutazione da fare è capire se l’esperienza è adeguata all’età ed è ragionevolmente proponibile. La risposta non può essere quella di eliminare il rischio, ma di proporre con intenzionalità e gradualità"
Scoperti nuovi fattori di rischio: il colesterolo "cattivo" nella mezza età e la perdita della vista non trattata in età avanzata
Perdita di autonomia, stigma sociale e peso economico i principali timori
Il lavoro, che accoglie le prime evidenze dello studio Nemesis è stato pubblicato su Nature Communications e illustra la generazione e i meccanismi neuronali delle alterazioni, suggerendo nuove vie di riabilitazione
All’A.O.U. Luigi Vanvitelli una nuova tecnologia cambierà la vita di migliaia di pazienti
Commenti