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Infettivologi, vaccini sono arma ma manca l'anagrafe nazionale

Infettivologia Redazione DottNet | 17/07/2025 14:42

Contro malattie che rialzano la testa "usare bene antibiotici"

Mentre malattie prevenibili con il vaccino rialzano la testa, "in Italia non esiste ancora un'anagrafe vaccinale nazionale consultabile da cittadini e medici in modo centralizzato. Le singole Regioni e ASL gestiscono archivi separati, sarebbe utile renderli comunicanti fra di loro". A sollevare il problema è Fabrizio Pregliasco, professore di Igiene Generale e Applicata all'Università degli Studi di Milano, intervenuto al convegno Antimicrobico-resistenza e Vaccini, tenutosi alla Biblioteca Spadolini del Senato.   Infettivologi e microbiologi mettono in guardia. "Nel 2024 in Italia ci sono stati 1045 casi di morbillo, mentre erano stati 44 nel 2023.

E di questa malattia, come abbiamo visto due giorni fa con il caso di Liverpool, ancora si muore. Tre neonati sono morti per pertosse in autunno. La difterite si è riaffacciata in Europa", ricorda Massimo Andreoni, ordinario di Malattie Infettive all'Università di Roma Tor Vergata. I vaccini, precisa, "proteggono non solo l'individuo ma anche la collettività, impedendo la diffusione di batteri pericolosi che possono sviluppare resistenze, come lo pneumococco", che causa gravi polmoniti.   Contro i superbatteri, rimane fondamentale l'uso mirato degli antibiotici.

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"Le infezioni da germi resistenti costano in Italia più del doppio della media Europea: tra perdita di produttività e giornate di degenza il costo medio per ogni cittadino italiano è di 58 euro contro una media Europea di 22.   Non basta dare un antibiotico - ha detto Matteo Bassetti, direttore dell'Uoc Malattie Infettive del Policlinico San Martino di Genova - bisogna dare quello giusto. Non solo in ospedale ma anche sul territorio, dove ci sono ancora tante prescrizioni inappropriate". Nuovo antibiotici mirati a infezioni resistenti, detti 'reserve', sono stati sviluppati negli ultimi anni. "L'Agenzia italiana del farmaco di recente li ha inseriti nel fondo per i farmaci innovativi, permettendo così alle regioni di usufruire di risorse per comprare terapie molto costose ma salvavita quando altre non sono più efficaci. "È un segnale importante di consapevolezza - conclude Stefano Vella, professore di ricerca clinica all'Università di Tor Vergata - ma queste armi devono restare l'ultimo approdo. Mentre l'obiettivo è anche far sì che i batteri circolino meno, grazie ai vaccini e a diagnosi di laboratorio più accurate, in grado di identificare, per un determinato batterio, l'antimicrobico più efficace".

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