Non è il caldo a rendere peggiori le cicatrici, ma il sole. Con i giusti protocolli e la protezione adeguata, è possibile intervenire anche nei mesi estivi senza compromettere il risultato estetico
Cicatrici post-operatorie, acneiche, da trauma o da ustione non sono più destinate a restare visibili per sempre. Oggi la medicina estetica rigenerativa permette di trattarle grazie a un innovativo approccio che combina terapie laser associate o meno ad innesto di grasso autologo (lipofilling). Una svolta clinica ed estetica che sarà al centro di una sessione dedicata aI Congresso della Federazione Italiana Medici Estetici (FIME), in programma a Napoli dal 12 al 14 settembre. "Intervenire subito dopo un trattamento ablativo o una lesione chirurgica permette di stimolare il processo di rigenerazione cutanea in modo profondo ed efficace – spiega il prof. Raffaele Rauso, presidente del Congresso FIME – il laser agisce sull’epidermide e sul derma papillare, mentre il lipofilling, grazie alla componente di cellule staminali contenute nel tessuto adiposo, favorisce una rigenerazione naturale e duratura".
I protocolli sono diversi, ma generalmente é possibile combinare una seduta di laser frazionato seguita da microinfiltrazioni di grasso trattato con tecnica nanofat, ricco di fattori rigenerativi. Una doppia azione che stimola la neocollagenesi, nutre i tessuti lesionati e riduce sensibilmente il rischio di retrazioni e discromie. L’intervento può essere effettuato già a pochi giorni dalla lesione, senza attendere la completa cicatrizzazione superficiale. Può anche avere effetto su cicatrici esistenti da tempo.
"È un approccio integrato che segna una svolta – sottolinea la dottoressa Patrizia Sacchi, vicepresidente FIME – perché non corregge semplicemente un difetto, ma attiva la pelle a ripararsi in modo biologico, dall’interno, con risultati più stabili nel tempo". La combinazione ragionata tra tecnologie e biologia è il cuore del cambiamento. "La rigenerazione oggi non è più solo una promessa, ma un metodo clinico basato su evidenze scientifiche– conclude il prof. Nicola Zerbinati, presidente FIME – e al congresso di Napoli presenteremo casi reali, imaging avanzato e dati scientifici che dimostrano come il futuro della medicina estetica passi dalla sinergia e non dall’estetica d’urto".
Uno dei luoghi comuni più radicati è che l’estate sia il periodo peggiore per affrontare interventi chirurgici, per esempio a fine estetico, per il timore che le cicatrici ne risentano. Ma la realtà è diversa: "Non è il caldo il vero rischio per le cicatrici – chiarisce il prof. Raffaele Rauso – ciò che va evitata è l’esposizione diretta al sole, e questa è una regola valida tutto l’anno. Se si rispettano i tempi di guarigione e si usano correttamente le fotoprotezioni, è possibile operarsi anche in estate senza compromettere il risultato estetico".
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