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Da cervello affamato a fame emotiva, ecco gli identikit dell'obesità

Endocrinologia Redazione DottNet | 19/05/2025 14:22

Sono i quattro volti dell'obesità che corrispondono ad altrettanti fenotipi, ossia al risultato dell'interazione tra il patrimonio genetico e l'ambiente

Cervello affamato, intestino affamato, fame emotiva e combustione lenta: sono i quattro volti dell'obesità che corrispondono ad altrettanti fenotipi, ossia al risultato dell'interazione tra il patrimonio genetico e l'ambiente. Conoscerli apre la strada a terapie su misura, calibrate in modo personalizzato. E' quanto emerge dal congresso Panorama Diabete di Riccione.   "La novità è di aver catalogato l'obesità in quattro fenotipi", osserva dal congresso l'endocrinologo Francesco Giorgino (nella foto), e questo "rappresenta un cambiamento di paradigma nel trattamento dell'obesità, permettendo di abbandonare l'approccio 'taglia unica' a favore di strategie terapeutiche personalizzate basate sulle caratteristiche specifiche di ciascun paziente".

   Il cervello affamato è il primo fenotipo individuato, nel quale un individuo necessita di maggiori calorie prima di raggiungere la sensazione di sazietà. Il secondo fenotipo è l'intestino affamato, caratterizzato da una durata anormale della pienezza e da uno svuotamento gastrico accelerato, che porta a mangiare più frequentemente perché la sensazione di sazietà dopo ogni pasto cessa precocemente. Il terzo è la fame emotiva, che si manifesta come desiderio di mangiare per far fronte a emozioni positive o negative, soprattutto in chi è ansioso o depresso, ha una peggiore immagine corporea e scarsa autostima.

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Il quarto , la combustione lenta, è caratterizzato da un metabolismo rallentato, con massa muscolare inferiore e minore predisposizione all'attività fisica.   Per la presidente della Società italiana di diabetologia (Sid) Raffaella Buzzetti, è quindi necessario "personalizzare gli interventi in base al fenotipo predominante. Questo significa che il trattamento può essere adattato alle caratteristiche biologiche specifiche del paziente, aumentando significativamente le probabilità di successo e riducendo il rischio di ricadute".   Per esempio, per il cervello affamato risultano più efficaci interventi farmacologici mirati ai recettori della sazietà e strategie nutrizionali che privilegiano alimenti sazianti a bassa densità calorica; per l'intestino affamato sono indicati pasti più frequenti ma di volume ridotto e ricchi di fibre, che rallentano lo svuotamento gastrico; per la fame emotiva il trattamento deve integrare il supporto psicologico con tecniche di 'mindful eating', mentre per la combustione lenta l'apporto proteico va combinato con un programma di attività fisica mirato all'incremento della massa muscolare.

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